03 maggio 2006

Ehilà Carlo.

Caro Carlo, permettimi di darti del tu, ma ho letto sul tuo blog, con il solito interesse, un tuo articolo dal titolo "Ancora sulle 'democrazie bloccate'. Una replica".[1] E mi sono venute alla mente un paio di considerazioni che vorrei sottoporti. In una parte dell'articolo tu scrivi testualmente: "Ma la differenza tra lo scienziato e il militante consiste nel fatto che se il primo si accorge che i fatti smentiscono le sue ipotesi, se è scienziato sul serio, cambia subito idea, mentre il secondo, se è militante sul serio, non può non farsi trascinare dalla passione politica e dal richiamo del "tanto peggio per i fatti". Il primo vuole capire, il secondo vincere o convincere l'avversario. Il primo osserva e descrive, il secondo argomenta, e spesso in modo sofistico." Comprendo la tua posizione di studioso ed intuisco dal tenore dei tuoi articoli che le tue conoscenze, presumo sociologiche, sono senza dubbio consistenti. Io, ad esempio, al momento non posso godere di un "substrato" come il tuo, ma sento una certa passione per la politica e non mi resta che appartenere, con un certo piacere, al secondo gruppo, quello dei militanti. Condizionare e vincere. Hai ragione i militanti perseguono proprio questo. Un idea, se ritenuta giusta, va poi attuata nel governo della collettività e capisco che certi compromessi siano agli occhi di uno studioso come te a volte un pò peregrini. Ma nessuna scienza al momento è portatrice di verità assolute nè è in vista il loro raggiungimento, checché ne pensi Benedetto XVI. Comprendo anche che, ahimè, spesso la politica degli schieramenti è in tutto e per tutto molto simile al tifo da stadio, dove gli schematismi "viscerali" hanno spesso partita vinta su l'atteggiamento analitico che caratterizza il tuo lavoro. Tu ne sei stato e ne sarai ancora vittima. La militanza non può essere separata dall'impegno, il militante combatte con veemenza ed a volte sbaglia bersaglio. Ho notato che in passato hai citato il Prof. Marco Tarchi, persona definita da non ricordo più quale quotidiano, ideologo dell'estrema destra . Bene io lo apprezzo molto, a tal punto che mi sono "addirittura" abbonato al Diorama Letterario, che come saprai benissimo è una sua storica pubblicazione, e non perché egli abbia smentito quanto scritto in quell'editoriale ma perché mi è parso, nei limiti della mia comprensione, intellettualmente serio ed onesto. Io di cultura originariamente marxista e quindi per taluni "settario" sto cercando di leggere De Benoist, ho tre suoi libri "L'Impero interiore" "Democrazia il problema" e "Comunità e decrescita", per non parlare de "L'Europa e l'Impero" di Antonio Negri, più vicino al mio pensiero, più due libri di Serge Latouche ed in futuro anche un paio di autori che ho inquadrato leggendo il tuo blog. Vedrò di fare il possibile anche perchè la mia "militanza" non coincide con il mio lavoro, lavoro che non mi lascia molto spazio per leggere, con l'aggravante che quando posso farlo invece scrivo, come adesso. Vorrei essere chiaro, non scrivo questo per autocelebrarmi, ma per evidenziare che anche un "militante" ricerca e si impegna, sempre affiancato dai suoi limiti, nel trovare soluzioni il più possibile rispettose di quella varia umanità di cui facciamo parte. Un caro saluto. Brezzarossa P.S. Bella la replica di Roberto Buffagni.

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