23 marzo 2007

Il bivio

Dopo lo sbracamento dalemiano in politica estera con l'impegno a rafforzare il contingente italiano in Afganistan e la sua inevitabile partecipazione ad operazioni belliche unito alla dichiarazione da parte del Ministro del Lavoro, diessino come il D'Alema, dell'intenzione governativa di alzare l'età pensionabile e di diminuire i coefficienti di calcolo delle pensioni tutto lascia pensare che il governo sia tornato a forte rischio di caduta.

Da parte di chi scrive è chiaro che se dobbiamo sostenere un tale governo lo riusciamo a fare solo violentando la nostra visione economico-sociale, non è certo il massimo, anzi giungendo a tanto avremmo la prova che l'attuale governo non solo ha tradito il programma concordato truffando, ripeto truffando, parte delle forze che lo sorreggono ma ci considera solo come numero e sostegno da mantenere fedele con la minaccia di un ritorno del Berlusconi. Così non deve essere.

Ragioniamo sulla possibilità che le varie componenti della sinistra di sostegno possano valutare l'operato del governo dalle sue recenti azioni, superando le manifestazioni ridicole dei compagni di governo relativamente alla precedente votazione senatoriale pro Afganistan, non penso che ne debba uscire qualcosa di diverso da una crisi di governo a meno che anche la sinistra non abbia deciso di non considerare più il mandato ricevuto da i suoi elettori.

Riproporranno un Prodi-ter? Napolitano manderà tutti alle urne senza prima una nuova legge elettorale? Arriveranno in soccorso i vari Follini e UDC? I giochi sono aperti.

Ma nell'eventualità di un ritorno al voto dovremmo interrogarci sulle nostre future alleanze, e come sinistra dovremmo avere la forza di proporci separatamente, magari perdendo, dall'asse di centro DS-Margherita e produrre un nostro candidato ideologicamente legittimato. Si tratta di un progetto che deve passare attraverso l'unificazione, anche di emergenza, di tutte le forze di forte derivazione socialista . Non certamente quella fumosa unità nelle differenze proposta dall'ex guru della sinistra e presidente della Camera dei Deputati.

Il fatto che non sia possibile impegnarsi in un percorso comune con il centro (DS – Margherita) è oramai evidente dalla distanza delle posizioni che si sono sino ad ora espresse in tutte le occasioni in cui siamo stati assieme al governo.

Che vadano per la loro strada e noi per la nostra.

06 marzo 2007

Dodecalogo

Ciò per cui eravamo andati al voto si è dissolto in dodici punti. Chi pensava che cinque lunghissimi anni passati sotto la tutela di Berlusconi fossero stati sufficienti a creare quella discontinuità e quella differenza necessarie a dare fatti che ci aiutassero a superare questa impostazione economico-sociale ha avuto una risposta brutalmente chiarificatrice e a scanso di rilevanti cambiamenti assai deludente.

Il presente governo dovendo fare a meno per cause di forza maggiore degli adattamenti imposti dalla campagna elettorale e dovendo obbligatoriamente scegliere la sua collocazione si è posto al servizio di quella parte della nazione che detiene il potere finanziario con tutto ciò che ne consegue per chi li ha votati.

Non solo, sono anche riusciti a silenziare la cosiddetta sinistra radicale sfruttando un paio di errori senatoriali; quella cosiddetta sinistra radicale già abbastanza silenziosa e più portata alla strategia di sostegno del governo che non all'attuazione delle parti del programma concordato.

Già si era visto che qualcosa non quadrava quando il loro personaggio più rappresentativo se n'era andato a fare, con il suo consenso, il presidente della Camera dei Deputati, incarico che come tutti sanno ingessa e tappa la bocca. Mi auguro di sbagliarmi ma forse avevamo sopravvalutato il tipo e sottovalutato la sua vanità.

Se si aggiunge che il presente governo ha inoltre attratto alcuni personaggi di area centrista che attualmente sono molto più vicini ai dodici punti prodiani che non alcuni esponenti del governo, è divenuto chiaro che l'obbiettivo è il consolidamento del sistema economico-sociale per come è stato fino ad ora pensato e costruito.

Quindi faranno cose di destra ma con l'aggiunta del “dialogo con le parti”, è ovvio che saranno solo delicatezze di facciata, perché ciò che è stato stabilito sarà, se qualcuno non si metterà di traverso, puntualmente attuato come già ho avuto occasione di scrivere.

Quindi popolo, secondo il governo di centrosinistra che abbiamo votato, la nostra pensione per esempio dovrà essere ulteriormente ritoccata verso il basso e di seguito avremo una assistenza sociale peggiore dovuta ai continui, ma “doverosi”, tagli di spesa. Come sarà ovvio che la casa, bene fondamentale, rimarrà gestita dal dio mercato, che notoriamente è l'unico in grado attraverso la concorrenza di darci belle case a poco prezzo.

Mi auguro che il decoro che ancora è rimasto, seppur deboluccio, all'interno delle forze sindacali sia sufficiente a dare battaglia ed anche a seppellire per sempre il concetto di governo amico, la maggioranza dei governanti al potere, ripeto, si e dimostrata nei fatti amica dei pochi che detengono il potere finanziario-industriale, anche se l'industria è messa maluccio, e non certo di noi lavoratori.

E' inutile descrivere punto per punto il dodecalogo datoci dal Prodi, coloro che sanno capire ciò che leggono non hanno bisogno spiegazioni, altra cosa è la valenza elettorale legata alle azioni di questo governo che al momento mi sembra pessima e ci sono tutti presupposti perché resti tale ed infine, ma non certamente ultimo, il valore politico-sociale della proposta che è veramente misero.