21 ottobre 2009

Coraggio ministeriale


“Non credo che la mobilità di per sé sia un valore, penso che in strutture sociali come la nostra il posto fisso è la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la famiglia”.
"La variabilità del posto di lavoro, l'incertezza, la mutabilità per alcuni sono un valore in sé, per me onestamente no” .
“C'è stata una mutazione quantitativa e anche qualitativa del posto di lavoro, da quello fisso a quello mobile. Per me l'obiettivo fondamentale è la stabilità del lavoro, che è base di stabilità sociale”.

Il ministro Giulio Tremonti così si è espresso ad un convegno della Banca Popolare di Milano e la cosa pur sorprendendomi piacevolmente non mi ha certo meravigliato.

Da un po' di tempo il Giulione azzurro condivide la sua nuova, a detta di alcuni vecchia, impostazione economico-filosofica con libri “illuminati” ed articoli vari cercando, a ragione, di marcare una intellettualità che lo distingue dal grigiore (azzurro) del suo partitucolo In pratica Giulio ha riscoperto l'evidenza di ciò che i/le nostri/e padri/madri si preoccupavano di farci capire fin dalla più tenera età: il posto fisso che è figlio diretto di un concetto che in estrema sintesi è la stabilità.

Complimenti , lo dico con convinzione, per un uomo nella posizione in cui è Tremonti non è assolutamente facile dire ciò che ha detto andando controcorrente ed esprimendo un concetto che lo pone in contrasto con quella parte del suo partito, una minoranza come lui, che non è ancora impegnato ad inventarsi l'inventabile per salvare il loro padrone dalla giustizia degli uomini.

Razionalmente mi chiedo se Tremonti farà seguire i fatti alle cose che ha detto, purtroppo però la discendenza concetto-azione in quella parte della politica italiana che è il PDL sarà seriamente ostacolata da scontri interni con quella parte neoliberista del suo partito che opporrà la sua solita untuosa opposizione e non penso che a breve si evidenzieranno provvedimenti che puntino in una direzione coerente con il pensiero appena espresso. 

Cosa ne sarebbe dei grandi socialisti neoliberisti-riformisti alla Brunetta, il quale non ha perso tempo a bollare come anacronistiche le esternazioni del ministro, e che anzi a detta di Sacconi, altro esempio di gran pezzo di socialista, si deve puntare su ammortizzatori sociali e formazione. Ammortizzatori sociali e formazione; praticamente ci ha detto che ce lo dobbiamo tenere in quel posto perché, potete starne certi, la formazione non si farà semplicemente perché il nuovo lavoro, precario, sarà talmente dequalificante che non sarà necessaria alcuna formazione, e gli ammortizzatori sociali ce ne saranno sempre meno perché, diranno, ci sono problemi di bilancio amenochè non si taglino ancora le pensioni.

Leggo inoltre che le uniche reazioni di rilievo sono venute, al momento, dal suo stesso partito e dalle organizzazioni sindacali. Dell'incredibile ha, a mio avviso, la risposta di Epifani [1] segretario nazionale della CGIL, quando Draghi, il banchiere al soldo angloamericano, ha chiesto l'ennesima revisione al ribasso delle pensioni anziché respingerle come doveva si è mostrato disponibile, dico disponibile, a parlarne, scatenando le ire della FIOM di Rinaldini, adesso che si parla di un valore come il posto fisso invece di mostrare al ministro la disponibilità della CGIL ad appoggiarlo in quel senso, lo dileggia e partorisce una battuta imbecille che suona tipo: ne parli con Confindustria.

Non ho ancora inoltre udito nessun commento di rilievo proveniente dalla centro-centro-centro-sinistrina tanto per rimarcare l'essenza plastificata e scarsamente consistente del PD. Se Tremonti avesse detto che bisognava dare alla zanzara tigre africana la stessa pari oppurtunità che hanno le zanzare nostrane potete stare certi che i pidiellini, Binetti e Rutelli a parte perchè le zanzare non sono cristiane, lo avrebbero immediatamente considerato.

Sul posto fisso invece niente, il che ci fa intuire, ad essere ottimisti, che tale concetto è troppo reale e quindi come minimo oscuro alla classe dirigente di quel partito sintetico. 

E' vero, sia Tremonti che il suo partito non hanno mai brillato, al pari dei governi-pasticcio di centro-sinistra, nel considerare il modo del lavoro come colonna portante del nostro Stato, intenti come erano all'aspetto capitalfinanziario, però una nuova tendenza sembrerebbe affacciarsi nelle parole di un così importante esponente politico che sicuramente per accesso ai dati, per cultura anche criticabile, per gli incarichi istituzionali e non che impersona, potrebbe essere in grado di anticipare una sintesi che porterebbe di nuovo lo Stato in direzione di una maggiore considerazione della propria gente, prima che del capitale posseduto da alcuni dei suoi appartenenti. 

Fa ben sperare, insomma, che un esponente di tale levatura si sia espresso in termini cosi rivoluzionalmente carichi di buon senso, schifando apparentemente, l'inumanità neoliberista del lavoro precario e esasperatamente competitivo.

Staremo a vedere. 


[1] Giuro che non lo faccio apposta ma è un socialista pure lui