27 novembre 2009

Il marketing della protesta

No Berlusconi Day.
 
La prima cosa mi viene in mente riguardo alla costituenda manifestazione è:

 
i comunicati del comitato organizzatore saranno in inglese?


No mica per nulla, come si dice dalle mie parti, ma il titolo di una manifestazione italiana a tema in cui "Berlusconi" è l'unica parola di discendenza italica mi lascia costernato e divertito allo stesso tempo.

 
Ci saranno anche le "nomination"? Ci sarà una giuria popolare o tutto verrà deciso nel regno finanziario di sua maestà britannica con forte partecipazione statunitense?
Ci daranno un numero telefonico, probabilmente della Vodafone, al quale inviare i nostri gioiosi SMS carichi di emoticons e preferenze? In futuro verrà definita vome rivoluzione viola o, che sò, il tutto verrà ribattezzato come "violet revolution" oppure "purple revolution"?
 
Sarà ammesso chiamare Di Pietro come Antonio o sarà necessario il seppur confidenziale-politicamente-corretto Tony. MicroMega dovremo pronunciarla MaicroMega? Liberacittadinanza diverrà freecitizenship? Come faremo con il personalmente a me caro Giulietto Chiesa di MegaChip a tradurne il nome dato che Juliet è femminile? Per il resto è facile, Liberazione=liberation, La Repubblica=The Republic.

 
Parteciperà Viktor Juščenko il beneficiato della rivoluzione arancione? Ci sarà Mikheil Saakašvili vate della rivoluzione delle rose? Non penso potrà mancare Kurmanbek Bakiyev santificato dalla rivoluzione dei tulipani, o qualche monaco buddista della Rivoluzione zafferano unito a qualche occidental-iraniano della rivoluzione verde.

 
Carissimi questa per il sottoscritto è l'ennesima trovata anglo-statunitense per levarsi dai coglioni il Berlusconi, troppa Russia, troppa Libia, troppa Turchia e poi tutte quelle puttane!

Ed adesso c'è anche un'opposizione,  si far per dire, che può egregiamente prenderne il posto e riallineare la servitù itagliana [1] ai sacri interessi nazionalfinanziari anglo-americani. Interessi dai quali io e molti altri come me lo prenderanno sonoramente, ma in modo politicamente corretto, in quel posto.

Non voglio trovarmi a dire "buongiorno Bersani" e sapere che la traduzione inglese del mio saluto è "god save the queen" o l'equivalente "god bless America".

Io non lo voglio Berlusconi ma nemmeno voglio i finanzieri anglo-americani.

Io a questa manifestazione non ci sarò.


[1] L'errore è voluto .

25 novembre 2009

La nuova acqua non si vede, c'è troppa merda sopra.

Ecco fatto, il governo con il voto di fiducia ha privatizzato l'acqua.

Ma non cominciamo come al solito ad incazzarci perché hanno detto che "L'acqua rimane un bene pubblico ma il servizio viene liberalizzato e questo non significa necessariamente privatizzato"[1] e messa così non può che essere vero dato che ci siamo convertiti a queste acrobazie semantiche ed ormai siamo convinti che, per esempio, Berlusconi non è un puttaniere ma un "utilizzatore finale". [2] 

Tra l'altro il lavoro di questi sicari al soldo dei ricchi è stato condiviso tempo fà, indovinate un pò, dall'ennesimo governo di centrosinistra, ve la ricordate la Lanzillotta da che parte stava?

E adesso l'acqua tra i suoi basilari significati ne ha aggiunto ufficialmente uno nuovo che la definisce "di rilevanza economica", per carità è sempre un bene primario però "di rilevanza economica". 

E rieccoli i soliti squali, nazionali ed internazionali, affiancati da solerti politici cattivissimi tipo Rotondi. [3] Le tariffe aumenteranno presumibilmente fino ad un bel 50%, gli investimenti si perderanno nel limbo sacrificati al profitto e le condotte continueranno a perdere acqua.

Solita storia. La politica attuale ha consegnato il mondo ai ricchi e questi infami lo stanno gestendo a loro piacimento. 

Naturalmente, date le bollette sensibilmente più pesanti, faranno tante belle campagne sul risparmio dell'acqua diranno che è un bene prezioso e blablabla blablabla, magari a causa di una "doverosa" diminuzione dei consumi giornalieri di oro blu una non indifferente fascia della popolazione potrà tornare a puzzare come ad inizio secolo scorso e, gioite azionisti e "risparmiatori", le conseguenti malattie dermatologiche creeranno utili alla solita congrega di mefitiche aziende farmaceutiche.

E ovviamente quando c'è da far del male l'italia si distingue sempre. L'europa [4] che sta ovviamente spingendo verso la privatizzazione dell'acqua non prevede nessuna norma che vieta al capitale pubblico di detenere la maggioranza della costituenda società, qui in italia [5] si. Una specie di tutela al contrario per questi poveri ricchi che vanno tutelati perchè lo Stato è composto da portatori di handicap pericolosi per se stessi e gli altri.

Se non fosse per le conseguenze ci sarebbe da sbellicarsi dalle risa e, chissà forse Tremonti tra qualche anno se ne uscirà dicendo che l'acqua privata non è un valore in se, meglio quella pubblica.

Ma cominciare a raccogliere le firme per un bel referendum abrogativo?

Auguro a tutti coloro che hanno votato una tale infamità una lunga, dolorosa, malattia.



P.S. Se volete firmare una petizione contro la privatizzazione dell'acqua potete farlo qui




[1] Antonio Catricalà presidente dell'Antitrust.

[2] Non ho niente da eccepire sui puttanieri, Berlusconi compreso, sono fatti senza nessuna valenza politica. Attaccare un avversario basandosi sulle sue frequentazioni private quantifica una bassissima qualità di contenuto politico. Ma un puttaniere resta un puttaniere anche se è Presidente del Consiglio.

[3] Mamma mia che paura, è il produttivissimo ministro per per l'attuazione  del programma di governo. Leggetevi queste sue perle: "La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia" e poi "Non ho proposto di abolire la pausa pranzo, ho solo detto che io l'ho abolita da vent'anni e lo stesso consiglio alla Camera, perché quella è l'ora in cui si lavora meglio. Si capisce che i lavoratori devono avere le loro pause e devono mangiare".
Resta il fatto che per Rotondi: "La pausa pranzo è un danno per il lavoro” ,tuttavia si potrebbe integrarne il contenuto, in perfetto stile Catricalà, con: La pausa pranzo non è stata proibita. Per i lavoratori la pausa pranzo rimarrà fruibile ma le mense apriranno non prima delle 16:00 e non sarà permessa la detenzione e la distribuzione di cibo all'interno delle unità produttive”.

[4] Il minuscolo è voluto.

[5] Vedi punto 4